Presentazione alla mostra presso la Galleria Donatello, Elvio Natali
Diciamo subito che nella concezione del Dei non c'è l'irrazionale, ma un razionale anticonformistico, quindi critico del concetto di ordine consueto; un razionale guidato da una lucida visione del gioco, anch'esso da inventare nella sostanza. Anche il gioco ha le sue regole, la sua logica, più o meno costruita, determinata dalle consuetudini. Dei ha da inventare la sua regola per il suo gioco particolare.
Creare è inventare dal nulla, e se c'è la regola da seguire, non è creare, ma applicare il già fatto. La regola del Dei è un metodo che va contro le forme codificate, inventariate da un razionale pianificato, piatto, limitato. Leggete cosa scrive l'artista nelle sue note.
Del quadrilatero, ad esempio: «il quadrilatero come ideogramma della costrizione»; o della parabola: «la curva della parabola come evasione dall'isolamento del cerchio». Inteso, questo, come chiusura, costrizione, ancora limite.
Tutto allora si fa chiaro, tout se tient. Dei non ama la ragione comunemente intesa, il common sense, la ragione di comodo, ripetitiva, tecnologica, e neppure la raison, la ragione degli illuministi. Dei non vuole la ragione più vera, non vuole essere più vero: vuol essere più libero. Accetta la ragione subordinata alla fantasia che non è contraria alla ragione, ma diversa; non più vera della regione, è più libera. Ama una intelligenza fuor dagli schemi, o (celiando) una ragione 'fuoriserie': non migliore di quella comune, ma differente. Riprende - è vero - il ragionamento, ma lo reinventa. Che è poi il modo della fantasia. E con la fantasia supera i limiti, la costrizione, la solitudine obbligata.È da questa ottica che nasce il suo sopramondo estetico: surreale, non surrealista. Uno spazio lirico-favolistico, senza elucubrazioni o sofisticherie. Così nascono le sue forme, riferibili o no ai fatti della vita, vere e contraffatte, capaci di dire tutto e nulla. Immagini in cui tutti si riconoscono senza averne assoluta certezza.
In tal modo vanno letti, secondo noi, i suoi «concertini», i suoi «conviti», le sue «bilance». Nel loro tono giocoso, anche canzonatorio del senso comune. Con la disposizione al diverso, al divertimento. Un repertorio nel quale c'è tutto, ammiccato e insieme fatturato. Anche un monito: a che? A non essere succubi delle regole, ad amare «la folle du logis», come dicevano gli illuministi, cioé l'immaginazione.