cesare dei

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  • Per la mostra presso la Libreria Feltrinelli di Firenze - Michelangelo Masciotta (Trascrizione del discorso tenuto il giorno dell'inaugurazione.)

    Quello che sto per dire è una convinzione che mi sono fatto proprio ieri sera quando ho visto prima di voi la mostra cosìordinata. Non che abbia visto per la prima volta i quadri ieri sera, perché allora sarebbe una specie d'improntitudine parlarne, ma a vederli in mostra sui muri bianchi i quadri si presentano estranei anche achi li ha fatti, con una loro intransigenza, direi, con una loro crudeltà. Immagini che il pittore aveva tenuto gelosamente dentro di sée che poi è riuscito a comunicare e, io vorrei dire, a fermare addirittura sulla tela.

    Il piccolo discorso che vorrei farvi è proprio impostato su questo fatto e sulla differenziazione che esiste fra quadro e quadro, fra un tipo di pittura e un altro tipo di pittura. C'è un tipo di pittura che apre un discorso eun tipo che chiude un discorso, Anticipo subito dicendo che mi pare che la pittura di Cesare Dei appartenga al secondo tipo Quello che egli ha cominciato a pensare e ha letto dentro di sé è stato quasi covato, quasi accarezzsto, questa materia gli mordeva persino dentro, ma alla fine egli è arrivato a una sorta di liberazione nel quadro. Liberazione che è comunicazione di un discorso già compiuto.

  • Voi  non conoscete i titoli dei quadri,  ma è interessante conoscerli. Infatti molte volte il titolo è un pretesto, ma qui è una specia di antefatto poetico del quadro, una specie di confessione. I pittori rifuggono dalle confessioni, specialmente quelli che si presentano col rigore di forme come Cesare Dei. Ma se guardiamo e meditiamo ci rendiamo conto del valore che può avere un quadro come questo che s'intitola Rovina. Noi sentiamo che questo senso del rovinoso, dell'informe viene poi a poco a poco  come a sollevarsi e a superare lo stato di rovina. Perché bisogna dire che l'arte non è mai rovina, ha sempre un senso di costruzione: se fosse rovina sarebbe la distruzione, la non-arte, allora sarebbe inutile fare qualunque cosa in questo campo. Così quest'altro Tentazione, questo piccolo quadro in cui veramente c'è tutto quello di più sottile, vorrei dire addirittura di più morboso che può tentare un pittore.

    Io non voglio farvi ora la lista delle opere, ma questa che s'intitola appunto Vigilanza per questa specie di trepida attesa di qualche cosa che si vigila in alto e che può partire in basso diventa forma simbolica. Come è ancor più evidente in questo Duale, due forme che si contrappongono con una violenza iniziale che poi viene a placarsi proprio nell'immagine conclusiva. Dicevo, questi sono quadri che chiudono un discorso eche quindi si presentano con delle forme certe. Sono forme che certamente vengono dalla cultura più recente, anzi possiamo dire più impegnata intellettualmente, cioè da tutta la cultura dell'astrattismo; altrimenti non potremmo parlare di forme che hanne un valore in sé e per sé  come simbolo del proprio pensiero. Quindi c'èquesto processo di cultura che ha portato proprio a una invenzione di forme nel senso di trovare una forma dentro sé stessi anziché fuori.

  • Ma oltre aquesto motivo che è così evidente c'è unsecondo motivo più segreto ed è l'altra grande molla di tanta arte moderna, cioè il surrealismo. Questo ècome un mondo al di sopra di quello che siamo abituati a vedere, un mondo che non è meno vero di quello che vediamo abitualmente. E queste forme hanno proprio la loro capacità di spaziare in uno spazio sottilmente creato; perché se guardiamo i fondi entro cui s'impaginano (si può dire) queste immagini, vediamo che sono fondi prospetticamente esatti, fatti proprio per creare l'immagine di un mondo lontano.

    Ecco dunque le due componenti: surrealismo e astrattismo, un astrattismo che è stato chiamato concreto, cioè inteso geometricamente e non l'astrattismo vagolante, un altro filone che certamente il nostro pittore ha ripudiato. Il quadro qui ha chiuso un discorso, contrariamente a quanto succede in tante altre forme dell'arte moderna che aprono un discorso. Molte volte è giusto vedere l'antagonista per capire meglio la natura del quadro che ci sta vicino. La pittura che apre un discorso è quella che oggi chiamiamo ancora sotto il nome d'informale o di pittura d'azione. Una pittura cioè che nella materia vivente del quadro è capace di produrre in chi l'osserva un cumulo di sensazioni e un cumulo di evasioni.

    Si può dire che la materia in sé e per sé è quasi proliferante da parte di chi guarda. Certamente questa seconda maniera impegna il riguardante più che la prima e lo induce anche al pericolo di continui fuorviamenti, in quanto che, portato dall'immaginazione, può dare a quello che è in luce nel quadro uno sviluppo che non è quello voluto o almeno quello sognato dal pittore stesso.

  • Con Cesare Dei invece noi abbiamo la certezza di quello che egli fa. Può piacere, può anche non piacere, ma in ogni modo la definizione è certa: i suoi simboli sono costanti, egli arriva alla sua verità. La sua verità può anche non essere la nostra, ma quello che conta è essere in una verità. Oggi non siamo in un tempo in cui tutti crediamo in una verità; siamo già contenti se ognuno di noi ha la sua verità e la verità di Cesare Dei è in questi emblemi - perché questi suoi quadri acquistano il valore di emblemi, in cui la sua vita diventa un dato sicuro, in cui egli si esprime con la sicurezza di un maestro che sa quello che vuole.

    Michelangelo Masciotta, 1969